Scoperti geni associati alla longevità
Mercoledì 24 Giugno 2009 12:39
Una dieta povera, quasi al limite della fame, ha dimostrato da numerosi esperimenti di poter aumentare la longevità in molte specie animali. Ora i ricercatori del Salk Institute for Biological Studies hanno identificato due enzimi che hanno un ruolo nel determinare i benefici salutari del mangiare poco. Questa scoperta, pubblicata sul Nature, potrà portare i ricercatori a progettare dei farmaci che agiscono su questi enzimi, permettendoci di godere dei benefici della restrizione di calorie senza necessariamente dover mangiare poco. Andrew Dillin, professore del Molecular and Cell Biology Laboratory, spiega: "Sapevamo che mangiare poco allunga la vita, ma non conoscevamo il funzionamento di questo meccanismo genetico. Abbiamo scoperto che si tratta di una catena di enzimi, e in particolare due enzimi che agiscono per ultimi, vicini ai recettori che se attivati promuovono un'allungamento della vita. Se riuscissimo ad indentificare i recettori, potremmo elaborare dei trattamenti per le malattie legate alla vecchiaia". Gli esperimenti sui nematodi  (vermi cilindrici) hanno infatti mostrato che i vermi che avevano un regime di dieta stretto, ma che mancavano di uno dei due enzimi, non vivevano più a lungo del normale e non mostravano i benefici del mangiare poco. "Un gene che codifica per uno di questi enzimi, in particolare, sembra giocare un ruolo fondamentale nel regolare la longevità. Si chiama WWP-1 e quando abbiamo cominciato a studiarlo sapevamo molto poco sul suo ruolo." ha detto Andrea C. Carrano, un ricercatrice dell' American Cancer Society che ha unito il suo lavoro a quello di Dillin. "Se questo gene veniva cancellato dal codice genetico dei vermi non li rendeva più longevi, mentre se era sovraespresso allungava loro la vita del 20 per cento, anche se erano ben nutriti". Un altro gene che codica per un enzima, il PHA-4, è stato scoperto dal gruppo di ricerca di Dillin, ed è anche esso associato alla longevità. "Cancellandolo" spiega Dillin "si aboliscono gli effetti di allungamento dati dal WWP-1. I due enzimi interagiscono tra loro negli stessi processi enzimatici". "Stiamo lavorando anche su un altro gene che potrebbe essere implicato nella longevità associata alla dieta, UBC-18. Vogliamo verificare come funziona" spiega la Carrano. "Non sapevamo che WWP-1 potesse avere un ruolo così importante" ha detto Tony Hunter, professore del Molecular and Cell Biology Laboratory. "Questa scoperta è inaspettata ma assolutamente interessante e potrebbe dirci molte cose sul processo di invecchiamento umano".
 












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