Micropolmoni coltivati potrebbero rimpiazzare le cavie da laboratorio
Mercoledì 17 Giugno 2009 13:28

Micropolmoni umani coltivati in sfere di plastica potrebbero essere utilizzati per la sperimentazione scientifica, evitando così l'uso di cavie negli espeimenti. Il tessuto polmonare di ratti, topi e altri animali di laboratorio, infatti, è utilizzato per testare la tossicità di farmaci, cosmetici e altre sostanze chimiche. La biologa cellulare Kelly  BéruBé dell'Università di Cardiff, Gran Bretagna, ha sviluppato una tecnica che permette di coltivare cellule polmonari umane in strati piatti differenziati che assomigliano al tessuto polmonare interno. Questo metodo è già utilizzato per testare i farmaci da alcune compagnie farmaceutiche, ma la BéruBé è riuscita a trasportare questa tecnica in tre dimensioni. "Le cellule polmonari si dispongono diversamente se crescono in tre dimensioni, e questo cambia di molto la risposta agli stimoli chimici" ha detto la BéruBé. "Era necessario passare ad una struttura del genere". L'alternativa trovata consiste nel lasciar crescere le cellule polmonari sulla superficie di sferette di plastica del diametro inferiore al mezzo millimetro, producendo in pratica un minuscolo polmone.

"Vogliamo costruire una struttura com migliaia di micropolmoni che possono essere testati simultaneamente" ha detto la BéruBé. "La vera sfida sarà far accettare la tecnica dalle autorità accademiche e convincere la comunità scientifica che piccole sferette di polmoni cresciute in laboratorio possono dirci molto di più rispetto ai normali testi sui topi. La maggior parte delle persone non sa che i test sui topi sono meno rilevanti per l'essere umano di quanto si pensi: ora possiamo scegliere un'alternativa". Una scelta, quella di non sperimentare più sugli animali, causata sia da ragioni etiche che da questioni pratiche. I test sugli animali sono costosi e richiedono tempo: ad esempio, le direttive dell'Unione Europea richiedono il test di oltre 30.000 sostanze chimiche nel prossimo decennio. Il problema è che per ognuna di queste sostanze sono necessari test che richiedono oltre 200 ratti per inalare una dose singola, mentre test di esposizione prolungata possono richiederene oltre 3000. L'alternativa dei micropolmoni potrebbe conciliare ragioni scentifiche, etiche ed economiche, soprattutto in vista delle direttive UE sui cosmetici che propongono di vietare tutti i test sugli animali nel 2013.

 












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