Mappata per la prima volta la più grande tempesta del sistema solare
Scritto da INAF   
Mercoledì 17 Marzo 2010 13:26
Grazie a tecnologie di avanguardia sono state ottenute con il Very Large Telescope dell'ESO e altri potenti telescopi terrestri, nuove immagini termiche che evidenziano all'interno della Grande Macchia Rossa di Giove turbini di aria calda e regioni piu' fredde mai visti prima d'ora. In questo modo gli scienziati sono riusciti a preparare la prima mappa metereologica dettagliata della tempesta gigante, collegando la temperatura, i venti, la pressione e la composizione chimica tramite i suoi colori (le immagini e i video sul link http://www.eso.org/public/news/eso1010/).
''Questa e' la prima osservazione all'interno della piu' grande tempesta metereologica del Sistema Solare'', ha detto dice Glenn Orton, alla guida del gruppo di astronomi che ha condotto lo studio. ''Una volta si riteneva che la Grande Macchia Rossa fosse un vecchio piano ovale senza una grande struttura - ha continuato - ma questi nuovi risultati mostrano che in realta' e' un sistema estremamente complesso''.
Le osservazioni rivelano che il colore rosso piu' intenso della Grande Macchia Rossa corrisponde ad un nucleo caldo all'interno di un diverso sistema temporalesco freddo e le immagini mostrano delle linee scure ai bordi della tempesta dove i gas scendono verso le regioni più profonde del pianeta. Le osservazioni, descritte dettagliamente in un articolo che apparira' sul giornale Icarus, forniscono agli scienziati un possibile modello delle strutture di circolazione atmosferica all'interno della tempesta piu' conosciuta del sistema solare.
La Grande Macchia Rossa e' stata oggetto di osservazione, in diverse forme, per centinaia di anni, e con continuita', nella attuale modalita', dal diciannovesimo secolo. La macchia, una regione fredda con temperature medie di circa -160 gradi Celsius, e' cosi' vasta da poter ospitare entro i suoi confini tre volte il pianeta Terra.
Le immagini termiche sono state ottenute per la maggior parte con lo strumento VISIR installato al Very Large Telescope dell'ESO in Cile, e con dati addizionali provenienti dal telescopio Gemini Sud in Cile e da Subaru, il  telescopio astronomico nazionale del Giappone, situato alle Hawaii. Le immagini hanno fornito una risoluzione senza precedenti e hanno esteso la copertura fornita dalla sonda Galileo della NASA alla fine degli anni '90. Assieme alle osservazioni delle strutture in profondita' della nube, ottenute dal Telescopio infrarosso di tre metri della NASA alle Hawaii, il livello dei dettagli termici osservati da questi osservatori giganti e', per la prima volta, confrontabile con le immagini nel visibile del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA.
VISIR permette agli astronomi di mappare la temperatura, gli aerosol e l'ammoniaca sia all'interno che ai bordi della tempesta. Ciascuno di questi parametri ci dice come le condizioni metereologiche e la circolazione atmosferica cambino all'interno della tempesta, sia nelle sue dimensioni spaziali (in 3D) che nel tempo. Gli anni delle osservazioni di VISIR, unite a quelle ottenute con altri osservatori, rivelano come la tempesta sia incredibilmente stabile nonostante la turbolenza, i cataclismi e  gli 'scontri' con altri anticicloni che interessano i bordi della tempesta.
''Una delle scoperte piu' affascinanti mostra come la zona rosso-arancione piu' intensa, nella parte centrale della macchia, sia di circa 3-4 gradi piu' calda che l’'ambiente circostante'', ha detto Leigh Fletcher, il primo autore dell'articolo. Questa differenza di temperatura puo' sembrare poca cosa, ma e' sufficiente per permettere alla circolazione atmosferica della tempesta, di solito in senso antiorario, di cambiare in una debole circolazione in senso orario nel centro  dell'uragano. Non solo, ma anche in altre parti di Giove, il cambio di temperatura e' sufficiente ad alterare la velocita' del vento e interessare le formazioni nuvolose nei diversi strati dell'atmosfera.
''Questa e' la prima volta che possiamo dire ci sia un intimo legame fra le condizioni ambientali – temperatura, venti, pressione e composizione chimica – con il colore reale della Grande Macchia Rossa'', ha detto Fletcher. ''ebbene si possa speculare, ancora non sappiamo con sicurezza quali composti o processi chimici producano quel colore rosso intenso - ha concluso - ma ora siamo certi che questo e' in relazione a cambiamenti delle condizioni ambientali proprio nel cuore della tempesta''.
 












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