A Trieste hanno fatto un buco sulla Luna
Scritto da Emanuele Perugini   
Mercoledì 01 Luglio 2009 12:53
“Abbiamo simulato la perforazione del suolo lunare individuando gli ostacoli rocciosi e inviando con successo i dati acustici alla Terra”. Così ha commentato Flavio Poletto - coordinatore per OGS del gruppo di sismica di perforazione, o seismic while drilling (SWD) – al termine dell’esperimento di trivellazione simulata della Luna effettuato oggi dai ricercatori di OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica
Sperimentale di Trieste) assieme a Selex Galileo –azienda che vanta una lunga e prestigiosa presenza di nei programmi spaziali internazionali (che operava in precedenza come Galileo Avionica) - e TeleSpazio, azienda leader nei servizi satellitari. Per oltre un anno i ricercatori OGS e i loro colleghi hanno preparato questo esperimento, denominato Moonbit, allo scopo di provare che la tecnologia seismic while drilling è utilizzabile anche su un suolo poco conosciuto come quello lunare, dove ostacoli rocciosi imprevisti potrebbero mandare a monte anni di preparativi e ingenti investimenti finanziari. Assieme a OGS hanno dato il loro contributo in know-how e tecnologia anche Selex Galileo, che ha fornito la trivella perforante e TeleSpazio, che gestisce il controllo remoto e la trasmissione (simulata) dei dati sulla Terra durante la perforazione.
“Il metodo SWD sviluppato da OGS – ha spiegato Flavio Poletto, fisico e dirigente di ricerca in OGS al termine della dimostrazione - utilizza il rumore di perforazione per ottenere immagini del sottosuolo durante la perforazione stessa. Normalmente, cioè sul pianeta Terra, viene applicato all’esplorazione di pozzi o tunnel e permette di aggiornare tempestivamente il piano/percorso di perforazione poiché individua
variazioni e ostacoli che potrebbero creare difficoltà per il raggiungimento dell’obiettivo. In questo caso il terreno che abbiamo trivellato aveva caratteristiche diverse, particolari: si è trattato di un simulante della regolite lunare, cioè una polvere finissima che possiede caratteristiche simili a quelle del suolo lunare, molto diverse da quelle che incontriamo solitamente sulla Terra”. Per l’esperimento sono state usate diverse componenti tra loro integrate. Il primo elemento è il sistema di perforazione assieme allo “scalpello” impiegato per la perforazione, uno strumento lungo circa due metri che rappresenta la fonte stessa di onde acustiche/elastiche (sismiche) le quali, propagandosi nel sottosuolo, producono segnali diretti e riflessi. Bersaglio dello scalpello è stato il simulante della regolite: una polvere finissima alloggiata in un contenitore da circa due tonnellate al cui interno sono stati collocati “ostacoli rocciosi” al fine di simulare variazioni impreviste nel sottosuolo lunare. La trivellazione è stata guidata con un sistema elettronico che controlla le condizioni istantanee di perforazione. Per rilevare le onde sismiche sono stati impiegati geofoni e accelerometri opportunamente disposti nel contenitore, che hanno ricevuto il segnale generato dalla trivellazione, e un sistema di elaborazione che prepara il dato sismico per la tempestiva trasmissione sulla Terra. A tal fine, è stato usato un sistema che simula il controllo e la trasmissione remota dei dati dell’operazione lunare fin sulla Terra.
“Lo studio delle caratteristiche del suolo lunare – ha sottolineato Piero Corubolo, ricercatore OGS che si occupa dello studio della geologia lunare - sta riscuotendo un crescente interesse. Si calcola che la superficie della Luna sia ricoperta da uno strato variabile di circa 2-10 mt di regolite, che deriva da impatti cosmici con micro-meteoriti, e che sembra essere ricca in elio-3 (He3). L’elio-3 potrebbe costituire, in un futuro non vicinissimo, il carburante per i futuri reattori a fusione, che si spera prima o poi verranno realizzati”.
“Abbiamo sviluppato la nostra tecnologia in cooperazione con l'industria petrolifera e il finanziamento di progetti europei, iniziando più di venti anni orsono” conclude Poletto. “Da allora, sulla Terra, abbiamo monitorato con misure di sismica while drilling circa 40 pozzi a scopo di ricerca e per fini industriali (individuazione di idrocarburi, studi di geotermia). Ora la stiamo sperimentando per le perforazioni planetarie, in questo caso sulla Luna. E i primi risultati sono senz’altro incoraggianti”.
 












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