L'ultimo magnetar, un'inquieta dinamo cosmica
Scritto da Inaf-Asi   
Martedì 16 Giugno 2009 15:23

Si chiamano 'magnetar' e sono stelle di neutroni molto particolari: sono gli oggetti con il campo magnetico piu' forte che si possa incontrare nell'universo, circa 100 mila miliardi di volte piu' intenso di quello terrestre. Se ci fosse un magnetar a meta' strada fra noi e la Luna, riuscirebbe a smagnetizzare tutti i bancomat e le carte di credito della Terra. Circostanza improbabile: i magnetar sono rarissimi, nella nostra galassia se ne conoscono appena 15. Anche perche' sono un po' come vulcani dormienti: si fanno notare solo quando avviene un'esplosione, ovvero quando l'instabile configurazione del loro campo magnetico ha un sussulto tale da squarciarne il guscio, innescando emissioni d’energia spaventose. E' quel che e' accaduto il 22 agosto scorso, quando un sensore per raggi X a bordo del satellite Swift della Nasa ha rilevato un gigantesco outburst (cosi' gli astrofisici chiamano gli eventi parossistici d’emissione estremamente intensa) proveniente da un oggetto a 15 mila anni luce dalla Terra: battezzato 'SGR 0501+4516', e' l’ultimo magnetar scoperto.
Se imbattersi in queste dinamo cosmiche e' un evento insolito, scoprirne una come 'SGR 0501+4516' e' ancora piu' raro.
''Esistono due classi di magnetar: i pulsatori X anomali e i ripetitori gamma soft'', ha spiegato infatti Gianluca Israel, astrofisico dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf-Osservatorio astronomico di Roma) e secondo autore dell'articolo, in corso di pubblicazione su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, nel quale è descritta la scoperta.
''Di questi ultimi, i ripetitori gamma soft, non ne trovavamo da dieci anni, sono davvero molto rari. Anche perche', fino a qualche anno fa, per sorprenderli in attivita' occorreva una certa fortuna. Ora, grazie al satellite Swift, riusciamo a individuare gli outburst con grande rapidita'. Cosi' da poterli subito puntare con altri satelliti e seguirne il decadimento sin dalle fasi iniziali, come abbiamo fatto in questo caso con i satelliti INTEGRAL e XMM-Newton dell'Esa, l'Agenzia Spaziale Europea''.
''La possibilita' di osservare la stessa sorgente con più satelliti e' fondamentale per lo studio dei fenomeni piu' violenti ed enigmatici dell'Universo'', ha aggiunto Paolo Giommi, responsabile dell'Asi (Agenzia spaziale italiana) Science Data Center.
''I tre satelliti protagonisti di questo studio - ha aggiunto - fanno parte di una famiglia sempre piu' ampia di osservatori orbitanti per l'astrofisica delle alte energie, che lavorano nelle bande X e gamma. Ad essi si sono aggiunti recentemente anche Agile e Fermi. E tutte queste missioni vedono un'importante partecipazione italiana, attraverso l'Agenzia Spaziale Italiana''.
La scoperta di 'SGR 0501+4516' e' stata guidata da Nanda Rea, un'astrofisica italiana che vive in Olanda, dove lavora come ricercatrice presso l'Universita' di Amsterdam.
''Grazie ai magnetar - ha affermato - possiamo studiare la materia in condizioni estreme, irriproducibili qui sulla Terra. Nei mesi a venire, lei e il suo team, avvalendosi del satellite XMM-Newton, continueranno a tenere sott'occhio il magnetar, anche ora che l'eruzione e' terminata: per cercare risposte alle numerose domande ancora aperte su questi misteriosi oggetti, come quella sul perche' dell'intensita' dei loro campi magnetici.

 












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