Hershel un occhio gigante per scrutare l'Universo invisibile
Scritto da Emanuele Perugini   
Giovedì 14 Maggio 2009 13:39

E', di fatto il più grande specchio mai inviato dall'uomo nello spazio per studiare l'Universo. Con i suoi 3,5 metri di diametro, lo specchio istallato a bordo del satellite Esa, Hershel, è infatti di gran lunga piu' grande di quello che si trova a bordo di Hubble, il telescopio orbitante della Nasa. Permetterà di studiare l’Universo nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso e del submillimetrico con una sensibilità e una risoluzione spaziale (la capacità di vedere i dettagli degli oggetti) senza precedenti. La missione deve il suo nome all’astronomo britannico William Herschel che nel 1800 scoprì la radiazione infrarossa studiando la luce del Sole, scomposta nei suoi colori da un prisma di vetro. Hershel notò che un termometro posto oltre il bordo rosso, l’ultimo colore visibile dello spettro di luce, misurava una temperatura più alta di quella dell’ambiente, rivelando così l’esistenza di una forma di energia che l’occhio non percepiva. La radiazione infrarossa e submillimetrica è l’unica che riesca a “perforare” le nubi di polvere e gas che circondano le galassie più antiche e le stelle in formazione. È anche la banda spettrale più sensibile all’emissione degli oggetti freddi. Grazie a queste proprietà, HERSCHEL riuscirà a osservare le galassie lontane e gli oggetti più remoti del Sistema Solare e riuscirà a studiare la complessa chimica del mezzo interstellare che potrebbe aver fornito al nostro pianeta le molecole prebiotiche da cui è nata la vita.
Nonostante le radiazioni infrarosse provenienti dalle regioni più remote dell’Universo riescano ad attraversare le sue regioni più oscure, non riescono ad attraversare l’atmosfera terrestre perché sono assorbite dalle molecole che la compongono. Di qui la necessità di effettuare misure da satellite.
Nell’ambito della collaborazione internazionale europea per la missione HERSCHEL, l’Italia è responsabile del sistema controllo di tutti gli strumenti di bordo, della realizzazione delle Digital Control Unit e dei software di bordo. In Italia sono state anche sviluppate parte delle ottiche dello strumento HIFI ed è stata eseguita la calibrazione spettroscopica dello strumento PACS. Ricercatori italiani sono inoltre membri dei tre centri di controllo che hanno lavorato all'ottimizzazione degli strumenti e che ora gestiranno le osservazioni e i dati provenienti dal satellite in orbita.
Grazie all’eccellenza scientifica internazionalmente riconosciuta nel campo della formazione stellare ed e dell’evoluzione cosmologica delle galassie, i ricercatori italiani saranno in prima linea nei programmi scientifici di HERSCHEL. In particolare, sono guidati da astronomi Italiani i più importanti programmi osservativi, “Hi-GAL” e “Gould Belt”, che otterranno il primo atlante multicolore del piano della nostra galassia e delle nubi molecolari nei dintorni del Sole, consentendo di svelare per la prima volta la frazione delle stelle della Via Lattea che è ancora in fase gestazione.
La partecipazione italiana alla realizzazione degli strumenti al piano focale di HERSCHEL è stata finanziata dall’ASI. L'attività, che ha coinvolto circa 30 ricercatori coordinati dall'INAF-IFSI, si è svolta in gran parte nelle sedi INAF di Roma, Arcetri, Padova e Trieste, presso il dipartimento di Astronomia delle Università di Padova e presso l'European Laboratory For Non linear Spectroscopy dell'Università di Firenze.
Prime contractor di HERSCHEL è Thales Alenia Space (Cannes, Francia) alla guida di un vasto consorzio di partner industriali tra cui Astrium, con la sede tedesca responsabile per il modulo degli strumenti e la sede francese responsabile del telescopio, e Thales Alenia Space di Torino, responsabile del modulo di servizio. Le industrie italiane coinvolte nella realizzazione degli strumenti di HERSCHEL sono Carlo Gavazzi Space per le Digital Control Unit e Selex Galileo per parte delle ottiche di HIFI.

 












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