Scoperta possibile traccia dell'esistenza della particella di DIO
Scritto da Valentina Arcovio   
Martedì 13 Dicembre 2011 17:08

Se esiste, il bosone di Higgs secondo il Modello Standard ha una massa inclusa con maggiore probabilita' nell'intervallo 116-130 GeV per l'esperimento ATLAS e 115-127 GeV per CMS. Queste sono, in estrema sintesi, le conclusioni del seminario che si e' tenuto oggi al Cern di Ginevra, diffuse da una nota ufficiale dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Le collaborazioni ATLAS e CMS hanno presentato lo stato della ricerca del bosone di Higgs secondo il Modello Standard delle particelle elementari. I risultati dei due esperimenti sono basati sull'analisi di una quantita' di dati molto piu' consistente di quella presentata alle conferenze estive, una mole tale da segnare un deciso passo avanti nella ricerca del bosone di Higgs, ma non sufficiente a permettere di fare affermazioni conclusive sull'esistenza o non esistenza dell'elusivo Higgs.
I bosoni di Higgs, se esistono, hanno una vita media breve e possono decadere in molti modi diversi. La loro scoperta consiste nell'osservazione delle particelle in cui l'Higgs decade piuttosto che sulla sua rivelazione. Sia ATLAS che CMS hanno analizzato diversi canali (modi) di decadimento, e hanno potuto osservare piccoli eccessi di eventi nella regione di massa più bassa non ancora esclusa da precedenti misure o da altri esperimenti.


Presi singolarmente, nessuno di questi eccessi di eventi e' statisticamente piu' significativo del risultato che si osserverebbe tirando un dado e ottenendo due sei di fila. L'aspetto interessante e' che piu' misurazioni indipendenti danno indicazioni nella regione 124-126 GeV. ''E' decisamente troppo presto per dire se ATLAS e CMS abbiano scoperto il bosone di Higgs, ma questi risultati aggiornati stanno generando un grande interesse nella comunita' dei fisici delle particelle'', si legge nella nota dell'INFN..
''Abbiamo ristretto la regione di massa più probabile per il bosone di Higgs a 116-130 GeV, e nel corso degli ultime settimane abbiamo iniziato a vedere un eccesso di eventi interessanti nel range di massa intorno a 125 GeV'', ha spiegato il portavoce dell'esperimento ATLAS Fabiola Gianotti . ''Questo eccesso di segnali - ha aggiunto - puo' essere dovuto ad una fluttuazione statistica, ma potrebbe anche essere qualcosa di piu' interessante. Non possiamo concludere nulla in questa fase. Abbiamo bisogno di analisi maggiori e di piu' dati. Date le eccezionali prestazioni di LHC quest'anno, non sara' necessario aspettare a lungo per avere una quantita' di dati sufficiente e questo ci consente di prevedere che il puzzle sara' risolto nel corso del 2012''.
''Non possiamo escludere la presenza del bosone di Higgs del Modello Standard tra i 115 e 127 GeV, a causa di un modesto eccesso di eventi in questa regione di massa, che in modo abbastanza coerente appare in cinque canali indipendenti'', ha spiegato il portavoce dell'esperimento CMS, Guido Tonelli. ''Questo eccesso e' fortemente compatibile con un Higgs del Modello Sandard con una massa intorno ai 124 GeV o al di sotto di questo valore, ma la significativita' statistica non è sufficiente per trarre conclusioni. Ad oggi cio' che vediamo è coerente sia con una fluttuazione di fondo, sia con la presenza del bosone di Higgs. Un'analisi piu' approfondita e i dati che questa magnifica macchina ci permettera' di raccogliere nel 2012, ci metteranno certamente in condizioni di dare una risposta''.
Nei prossimi mesi, entrambi gli esperimenti approfondiranno ulteriormente le singole analisi dei dati, in tempo per le conferenze invernali di fisica delle particelle previste in marzo. Tuttavia, una dichiarazione definitiva sull'esistenza o non esistenza del bosone di Higgs richiedera' più dati, e sara' probabilmente possibile solo nel mesi seguenti del 2012.

''Questo risultato, certamente significativo anche se non definitivo, e' stato conseguito da esperimenti guidati da italiani che – al pari di quelli che dirigono tutti gli altri esperimenti di LHC – vengono dalla grande fucina dell'INFN, dalla scuola italiana di fisica'', ha detto Fernando Ferroni, presidente dell’INFN.
''E' la dimostrazione che, in questa disciplina, siamo in grado di competere ad altissimo livello nel mondo attraverso professionisti stimati in ambito internazionale e chiamati a dirigere le ricerche di punta della fisica contemporanea. Il 20 dicembre avremo la fortuna di poter far incontrare con il pubblico di Milano, i cinque coordinatori degli esperimenti di LHC, tutti italiani, assieme al direttore della ricerca scientifica del CERN, anche lui ex vicepresidente dell'INFN'', ha concluso.

 












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