I test sulla mistura chimica presente negli oceani piu' antichi della Terra, effettuati da alcuni ricercatori in Germania, evidenziano la presenza di un chiaro modello chimico nelle croste saline che potrebbe essere l'elemento delle materie prime chimiche alla base della vita. La scoperta, riportata dal notiziario europeo Cordis, ha implicazioni importanti per gli studi che riguardano i pianeti che presentano caratteristiche analoghe a quelle della Terra, ma che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole, e potrebbe addirittura avvalorare la teoria secondo la quale sarebbe possibile trovare forme di vita anche su altri pianeti. I risultati dello studio sono stati presentati ieri in occasione dell'European Planetary Science Congress (EPSC) da Stephan Fox dell'Universita' di Hohenheim. Quest'anno la conferenza e' stata organizzata dall'Infrastruttura di ricerca Europlanet, finanziata in riferimento al Settimo programma quadro (7° PQ), in collaborazione con l'Unione europea delle geoscienze. I finanziamenti destinati a Europlanet ammontano a 6 milioni di euro. I ricercatori del Dipartimento di chimica bioinorganica e prebiotica dell'Universita' di Hohenheim (Germania) hanno utilizzato una sofisticata strumentazione per l'equilibrio termico al fine di riprodurre le temperature vulcaniche (che possono raggiungere i 350°C). Utilizzando questa apparecchiatura i ricercatori sono stati in grado di simulare i processi chimici che potrebbero essersi verificati lungo le coste vulcaniche durante l'Adeano, periodo compreso tra 4,5 e 3,8 miliardi di anni fa. Inizialmente i ricercatori hanno provocato l'evaporazione di soluzioni composte da acque marine primordiali, riprodotte artificialmente, per poi porre il residuo salato in un'atmosfera di anidride carbonica (CO2) portata a temperature vulcaniche. ''Abbiamo racchiuso l'amminoacido DL-Alanina in una crosta di sale composta da sodio, calcio, potassio e cloruro di magnesio. Dopo aver proceduto al riscaldamento, abbiamo notato che si formava un composto in cui il sale di calcio si legava chimicamente all'amminoacido'', ha spiegato Fox. ''E' la prima volta - ha continuato - che incontriamo questo particolare composto. Sebbene conoscessimo composti analoghi, non ci aspettavamo di incontrarli in questi esperimenti. Il legame che si forma tra il sale e l'amminoacido stabilizza il composto alle temperature piu' elevate e ne previene la sublimazione. Senza questo legame, non potrebbe verificarsi la formazione di pirroli''. Gli esperimenti hanno dimostrato che 'scaldando' il composto della crosta salata e' possibile ottenere una spiegazione chimica di fondamentale importanza relativa alle molecole prebiotiche. La formazione di questo tipo di composti ha sorpreso gli scienziati poiche' i pirroli si trovano nella clorofilla e nel gruppo eme, che e' il componente che lega l'ossigeno nell'emoglobina. Fox ha chiarito che l'obiettivo dell'equipe e' arrivare all'individuazione delle piccole molecole che potrebbero rivestire un ruolo chiave in quella che viene considerata l'ipotetica fase successiva dello sviluppo chimico. ''I risultati recentemente ottenuti dimostrano la possibile presenza di amminoacidi, peptidi e pirroli in questa fase dell'evoluzione del Pianeta e la loro probabile funzione di componenti in questi composti'', ha affermato. I ricercatori ritengono che gli amminoacidi, ovvero le sottounita' chimiche delle proteine, potrebbero derivare dalle reazioni atmosferiche che si sarebbero verificate con i fulmini formatisi nelle nuvole di cenere vulcanica. Vi sono inoltre prove evidenti che dimostrerebbero come questi siano stati poi completati in seguito al contatto con comete e meteoriti.
|