E' sembrata una vera e propria emergenza da contaminazione chimica, seguita da un eccellente lavoro di contenimento del rischio. In realta' si e' trattata di una megasimulazione servita a dimostrare l'efficacia del 'Protocollo Riccardo', messo a punto da Luciano Ridolfi, rettore dell'Universita' Giovanni Paolo I, per la gestione di simili emergenze. Nel corso della prova e' stato simulato lo sversamento da una cisterna che trasportava tricloruro di fosforo, una sostanza chimica altamente tossica e precursore dei gas nervini impiegati alla metropolitana di Tokyo, che ha fintamente contaminato l'area aeroportuale 'Enrico Cumani' di Latina e dei civili sostituiti da manichini.
E' stato il banco di prova dell'unico corso di difesa sanitaria civile NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico, Radioattivo) che si e' concluso oggi al 70esimo Stormo 'Giulio Cesare Graziani' di Latina. Al corso hanno preso parte infermieri della Misericordie, agenti della Polizia stradale di Latina, ufficiali del 70esimo Stormo e operatori del 118. Gli istruttori dell'unica Scuola Difesa Sanitaria Civile NBCR hanno istruito i partecipanti a mettere in pratica il 'Protocollo Riccardo', un vero e proprio 'manuale d'istruzione' standardizzato in grado di trasformare una gravissima contaminazione, provocata da attentati terroristici o da incidenti industriali, in un incidente facilmente gestibile dai mezzi di soccorso ordinari. ''Questo protocollo - ha spiegato il rettore Ridolfi - puo' essere molto utile in caso di attentati terroristici, ma soprattutto puo' essere uno strumento indispensabile per scongiurare il rischio strage in eventuali incidenti che possono coinvolgere raffinerie, centrali nucleari, industrie chimiche, laboratori di ricerca biologici''. ''Il Progetto Riccardo - ha detto Lodovico Pietrosanti, Direttore del Dipartimento di Difesa Sanitaria Civile NBCR - puo' essere considerato dalle aziende che lavorano con sostanze contaminanti come un'assicurazione contro l'emergenza''. Seguendo un protocollo standard , che sfrutta un linguaggio comune, il coordinamento dei soccorsi funziona anche quando vede coinvolti nell'emergenza piu' paesi. ''Pensiamo all'utilita' che puo' avere questo protocollo in caso di incidente in una delle nove centrali situate ai confini del nostro paese'', ha aggiunto il Antonio Grossi, Direttore dell'omonima Scuola. Grazie al protocollo 'Riccardo' e' possibile superare la situazione d'emergenza e scongiurare una contaminazione di massa utilizzando pochi uomini e pochi mezzi. Un sistema quindi efficiente e a basso costo che ci invidiano anche all'estero. Prima fra tutte le NATO che avendone fatta POlicy interna, dal 2008, attraverso un Protocollo d'Intesa e Convenzioni Operative opera in stretta sinergia con l'Universita' Giovanni Paolo I. Risale allo scorso aprile la prima simulazione, che si e' tenuta a Grazzanise e che ha dimostrato la perfetta cooperazione civile-militare senza sbavatura alcuna nell'applicazione delle procedure. Tant'e' che la Scuola del professor Grossi, intitolata a Carlo Urbani, e' stata chiamata ad addestrare anche squadre straniere di soccorritori. Quella di stamattina e' stata l'ennesima prova di efficacia. ''Vogliamo dimostrare - ha detto Ridolfi - che diverse professionalita' possono cooperare insieme, ognuno con un proprio ruolo definito. Bastano pochi giorni di preparazione per imparare a utilizzare il protocollo del Progetto Riccardo e ad avere cosi' un asso nella manica ogni volta che un imprevisto minacci la salute pubblica''. Ma dietro questo scopo generale, se ne nasconde un altro personale. Il progetto infatti si chiama 'Riccardo' non a caso. ''Ho scelto questo nome - ha detto Ridolfi, il suo inventore - perche' e' cosi' che si chiama mio figlio. Non lo vedo ormai da tantissimi anni: non so dove si trova e se sa che lo sto cercando. L'obiettivo principale della mia vita e' poterlo riabbracciare e, perche' no, cercando nel frattempo di dare il mio contributo alla difesa della salute di chi subisce una minaccia terribile come quella di una contaminazione''.
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