Studio, screening per cancro alla prostata e seno inefficace E-mail
Mercoledì 21 Ottobre 2009 13:48
A 20 anni dall'inizio degli screening per il cancro alla prostata e al seno, le due forme di tumore più diagnosticate di questa malattia, non è arrivata la tanto attesa diminuzione di queste malattie. E gli esperti ora ne contestano la validità. "I programmi di screening non hanno dato i risultati sperati. Sempre più pazienti vengono trattati, e il tasso di cancri è più alto, così come l'incidenza di stadi aggressivi non è stata ridotta" ha detto Laura Esserman del University of California, San Francisco, prima autrice dello studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association. "Lo screening dà dei benefici, ma questi benefici non compensano minimamente i costi delle diagnosi e dei trattamenti non necessari". Per gli autori, il problema principale dello screening del cancro al seno o alla prostata è proprio questo: spesso i pericoli delle forme tumorali vengono sovrastimati, e si cominciano trattamenti costosi sia per il paziente che per il sistema sanitario anche in assenza di reale necessità. "Abbiamo bisogno di concentrarsi sul problema di come identificare gli uomini e le donne a rischio delle forme più aggressive di cancro, direttamente dalle prime diagonsi" ha detto Esserman. "Inoltre, abbiamo bisogno di sistemi che possano dirci subito quali forme tumorali rimarranno stabili o non causeranno pericoli per la vita. Dobbiamo essere in grado di capire quali pazienti hanno bisogni di trattamenti e quali no". Il cancro al seno ed alla prostata sono tra le forme più comuni di decesso per tumori, che causano annualmente 40mila e 27mila decessi rispettivamente nei soli Stati Uniti. "Poichè spesso una diagnosi precoce porta, nelle altre forme di cancro, ad un alto tasso di sopravvivenza, si è stabilita l'assunzione che lo screening a tappeto avrebbe abbassato i casi di cancro al seno ed alla prostata" ha detto Esserman. "Ma nel caso di queste due malattie, non è stato così, abbiamo registrato un trend esattamente opposto. Senza l'abilità di distinguere i tumori letali da quelli a rischio minimo, c'è il pericolo che la popolazione venga trattata in maniera inefficace, fornendo cure a chi non ne ha bisogno senza concentrarsi sui casi pericolosi". Per Esserman e colleghi, lo screening è tutt'altro che perfetto, ma ci sono dei modi per poterlo migliorare. "Identificare chi ha veramente bisogno di un trattamento è la strada giusta. Servono test più accurati e precisi" ha concluso la ricercatrice.
 












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