Studio, 20mila europei vanno all'estero per trattamenti della fertilità, un terzo sono Italiani E-mail
Martedì 30 Giugno 2009 12:36
Oltre 20mila cittadini europei vanno all'estero per i trattamenti sulla fertilità, sia per ottenere trattamenti ritenuti migliori sia perchè vogliono scavalcare le restrizioni del loro paese di origine. Di questi, gli Italiani sono oltre un terzo. Lo rivela un'analisi presentata alla 25esima conferenza annuale della European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE). "Prima avevamo solo degli aneddoti per parlare di questo fenomeno. Questo studio rappresenta invece la prima prova di una significativa migrazione all'interno dell'Europa alla ricerca di trattamenti sulla fertilità. Pensiamo che le persone che fanno questo tipo di viaggi siano 20.000-25.000, ma probablimente questa stima è largamente inferiore al numero reale" ha detto il dottor Françoise Shenfield, dell' University College Hospital di Londra, coordinatore dello studio. I dati sui pazienti sono stati ottenuti da cliniche in 6 paesi europei: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera. Le cliniche dovevano sottoporre i pazienti che venivano dall'estero ad un questionario. La maggior parte dei pazienti veniva dall'Italia (31 per cento del totale), seguiti da Germania, Olanda e Francia. La ragione principale del viaggio, secondo le risposte dei questionari, era evitare le restrizioni e proibizioni legali dei paesi di provenienza: per il 70 per cento dei pazienti Italiani questa è la motivazione principale. Nell'83 per cento dei casi si tratta di coppie sposate. "Abbiamo una prova concreta che un grande numero di Italiani attraversano i confini per ottenere trattamenti che nel loro paese sono illegali dal 2004" ha detto il dottor Shenfield. "Un'altra ragione è perchè ritengono che all'estero otterranno dei trattamenti migliori di quelli che potrebbero avere in un paese straniero". Per Shenfield, questo studio potrebbe risultare molto utile per comprendere il fenomeno. "La nostra ricerca ha un valore per i pazienti, per i dottori, ma soprattutto per i legislatori" ha aggiunto.
 












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