Alzheimer: studio italiano svela implicazione di nuovi geni E-mail
Scritto da Università degli Studi di Bologna   
Lunedì 04 Aprile 2011 12:49

La piu' vasta ricerca europea mai condotta sulle radici genetiche dell'Alzheimer (19mila pazienti studiati, insieme a quasi 32mila individui sani) ha individuato cinque geni associati alla malattia di cui quattro finora mai collegati al morbo. Secondo l'immunologo Federico Lìcastro dell'Universita' di Bologna, co-autore dello studio di imminente pubblicazione sulla rivista scientifica Nature Genetics, la scoperta rafforzerebbe l'ipotesi che tra i fattori scatenanti l'Alzheimer possano esserci anche virus cerebrali della famiglia dell’Herpes.
Dei cinque geni imputati, uno (Abca7) ha funzione di trasporto dei lipidi (grassi) nel cervello ed in particolare nell'ippocampo, area particolarmente colpita dalla malattia. Altri tre (Msa4, Cd33, Cd2ap) svolgono funzioni di regolazione dell'infiammazione cerebrale. Il quinto (Epha1) regola morfologia e mobilita' cellulare ed in parte alcune risposte immunitarie.
Questi geni, come ha spiegato Licastro, sono tutti coinvolti nei meccanismi con cui virus che risiedono in forma latente nel nostro cervello, come l'Herpes, riescono ad infettare le cellule, a 'mimetizzarsi', una volta dentro, per non essere attaccati dalle difese immunitarie, ed infine uccidere la cellula ospite. Ci sentiamo quindi incoraggiati a proseguire le ricerche sulla nostra ipotesi che questi virus possano giocare un ruolo nell'insorgenza della malattia.
Attualmente il gruppo di ricerca di Licastro, che vede impegnate anche Elisa Porcellini, pure lei co-autrice dello studio, e Ilaria Carbone, sta lavorando ad una verifica sperimentale di questa ipotesi. ''Stiamo cercando di scovare i virus della famiglia Herpes nelle cellule del cervello dei malati di Alzheimer'', ha spiegato Licastro. ''L'ideale sarebbe affiancare la ricerca sulle cellule umane - ha aggiunto - con studi sugli animali. Ma i costi lievitano tantissimo, perche' servono topi geneticamente modificati. Si arriva a 7mila euro per singolo roditore. Siamo a caccia di fondi, oltre che di virus''.
Nell'eventualita', non immediata, che l'ipotesi 'infettiva' dovesse trovare conferma, si aprirebbero nuove prospettive di prevenzione e terapia. Se scoprissimo che certi virus, molto diffusi, contribuiscano all'insorgenza di malattie come l'Alzheimer, si potrebbero valutare secondo Licastro misure come la vaccinazione precoce dei bambini, o il trattamento dei malati con farmaci antivirali. Certo, non sarebbe una passeggiata, dice il professore. ''Un virus come l'Herpes, e' un parassita perfetto. Si stabilisce nel nostro organismo in tenerissima età e ci accompagna fino alla tomba. Si tratta di esseri abituati a convivere con la nostra specie dalla notte dei tempi. Sradicarli non sara' affatto facile''.
L'Alzheimer e' oggi la forma piu' frequente di demenza senile: entro gli 85 anni ne viene colpita una donna su cinque e un uomo su dieci.



 












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