Sindrome di Down, ricercatori restituiscono funzioni cognitive in modello animale E-mail
Mercoledì 18 Novembre 2009 14:41

Una nuova ricerca condotta dalla University of California, San Diego School of Medicine e dalla Stanford University Medical School (Stati Uniti) ha dimostrato un nuovo approccio potenzialmente capace di rallentare la perdita inevitabile delle funzioni cognitive dovuta alla sindrome di Down. Lo studio, condotto su delle cavie di laboratorio, è stato pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine ed ha rivelato due nuove scoperte sulla degenerazione del sistema nervoso duranta la sindrome di Down. "Mentre la neurotrasmissione tra le cellule è compromessa, i recettori continuano a funzionare e a cercare segnali. Inoltre, le sinapsi coinvolte nella neurotrasmissione sono danneggiate ben prima che le cellule mostrino degenerazione" ha spiegato William C. Mobley, neuroscienziato a capo dello studio e tra i maggiori esperti della sindrome di Down. "Se ci concentriamo solo sul danno alle cellule causato da questa malattia, sottostimiamo l'importanza della tempistica, e dei potenziali trattamenti per questa malattia. I cambiamenti precoci nei neuroni che causano la degenerazione sono fondamentali per comprendere come questa malattia agisce, ed eventualmente rallentarla". I ricercatori hanno studiato frammenti del cromosoma 16 di topi che presentavano sintomi simili alla sindrome di Down nell'uomo, tra cui la degenerazione dei neuroni LC. "Questi neuroni utilizzano la norepinefrina, un neurotrasmettitore importante per l'apprendimento, la memoria e l'attenzione" ha spiegato Mobley. "Abbiamo scoperto che, nonostante la degenerazione dei neuroni LC, è possibile rallentare la perdita di memoria e di attenzione nei topi. Grazie all'uso di farmaci precursori della norepinefrina, siamo riusciti a ripristinare la neurotrasmissione nei topi, restituendo loro le capacità cognitive". Anche se è ancora incerto se i neuroni LC giochino un ruolo importante nei processi di apprendimento umano, è certo che sono implicati anche in altre malattie neurodegerative, come ad esempio l'Alzheimer. "Inoltre, siamo stati in grado di identificare il gene che è responsabile della degenerazione dei neuroni LC nei topi" ha detto Mobley. "Bloccare l'espressione di questo gene non è sufficiente a restituire i processi cognitivi, quindi probabilmente altri geni sono implicati nella sindrome di Down". Mobley e colleghi ritengono che ripristinare le neurotrasmissioni tra i neuroni LC possa essere una possibile terapia anche per l'uomo. "Con l'uso di farmaci specifici per la norepinefrina, le funzioni cognitive dei topi sono migliorate significativamente" ha detto il ricercatore. "C'è una reale possibilità che questa terapia possa essere efficace per trattare la demenza nei pazienti affetti da sindrome di Down".

 












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