La ricerca si applica molto
Scritto da Marco Ferrazzoli per Almanacco della Scienza del CNR   
Giovedì 02 Febbraio 2012 14:28

Da qualche tempo ci ponevamo una domanda: qual è l'effettiva applicazione di tante ricerche che, sulla carta, appaiono particolarmente promettenti da questo punto di vista? Nel Focus monografico di questo Almanacco della Scienza trovate alcune risposte, relative a successi come il software Mexar 2, che gestisce il flusso dei dati che giungono dalla sonda Mars Express, il radar dello spin-off Remocean, utilizzato dalla nostra Marina militare, la gamma camera della Li-tech e gli ortaggi probiotici targati Consiglio nazionale delle ricerche, ormai pronti ad arrivare sugli scaffali dei supermercati. Ma i nostri ricercatori raccontano con sincerità anche degli ostacoli da superare per apportare le innovazioni che pure i nostri laboratori potrebbero offrire a settori come il tessile o l'informatica, data la difficoltà di tradurre le ricerche in termini di costi adeguati al mercato, quella di consolidare i percorsi imprenditoriali di start cup e spin-off e quella relativa alla non sempre sufficiente disponibilità delle aziende ad accollarsi oneri e rischi inevitabili nel ringiovanimento tecnologico. Abbiamo voluto risponderci, insomma, senza nasconderci né nascondere ai lettori la distanza che separa il lavoro dei ricercatori dal suo utilizzo industriale e commerciale.

 

Non a caso, sottolineiamo spesso come il deficit che allontana l'Italia da altri paesi avanzati, in termini di investimento in Ricerca&sviluppo, sia dovuto più al gap dell'industria privata che a quello pubblico. Ci sono aspetti del ‘sistema Italia' che vanno messi a registro se si vuol evitare che innovazione e trasferimento tecnologico, sulla cui indispensabilità nessuno solleva obiezioni, si trasformino in mere parole chiave di un esercizio retorico. Un po' come per le ‘app' di cui talvolta ci riempiamo la bocca senza capire bene cosa siano.

Negli articoli dell'Almanacco abbiamo verificato la ricaduta di alcune ricerche in corso da qualche anno. Ma l'investimento della nostra rete scientifica in studi e progetti dalle interessantissime potenzialità, come applicazioni e servizi, prosegue senza flessioni. Solo tra le attività oggetto di comunicazioni recenti, ricordiamo l'‘elettronica indossabile', le virtualizzazioni di beni museali e monumentali, le nanotecnologie, le indagini sul moto ondoso, gli studi sul grafene e quelli sul fattore Ngf. Nonché, per venire alla rubrica ‘Vita Cnr' di questo numero, le ricerche sulla conferma del fattore antropico nel riscaldamento globale, sulle analogie tra i meccanismi di protezione cellulare attivati contro le radiazioni dal riccio di mare e dall'uomo, sull'uso di alcuni funghi nel contrasto alle narco-colture.

Per una mera ma significativa coincidenza, usciamo con il nostro web magazine nel giorno in cui si tiene, con la partecipazione del nostro vicepresidente Maria Cristina Messa, un workshop per illustrare ‘lo stato dell'arte' della collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche ed Eni. Un accordo quadro del dicembre 2009 ha prodotto risultati tanto interessanti che il Cnr è diventato per Eni uno dei principali partner, con ben 24 iniziative comuni tra contratti di servizio e progetti di ricerca, su temi e oggetti quali l'ambiente marino, l'energia solare, la sostenibilità della produzione di idrocarburi, la bonifica di aree contaminate.

 












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