Terremoto: Cnr, scoperta una faglia nel Golfo Cadice
Scritto da Consiglio Nazionale delle Ricerche   
Mercoledì 06 Maggio 2009 17:26

Quando un terremoto ha il suo epicentro in mare, lo scatenarsi di uno tsunami e' una possibile conseguenza. E' quello che gia' avvenne nel 1755 nel Golfo di Cadice, insenatura dell'oceano Atlantico ad alto rischio sismico, dove si genero' un maremoto che investi' la parte bassa di Lisbona, gia' colpita da un tremendo terremoto.
Proprio nel Golfo di Cadice, un gruppo di ricerca europeo coordinato da Nevio Zitellini, dell'Istituto di scienze marine (Ismar) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Bologna, ha appena scoperto una nuova faglia, grande la meta' della nota faglia di San Andreas, in California.
La ricerca del Cnr e' stata da poco pubblicata su 'Earth and Planetary Science Letters', e apre nuove prospettive non solo per lo studio dell'assetto geologico dei fondali oceanici, ma anche per la realizzazione di sistemi di previsione e allerta sempre più accurati.
''L'indagine batimetrica che abbiamo condotto nel Golfo di Cadice ha spiegato Zitellini - ci ha permesso di ottenere un'immagine ad altissima risoluzione del fondo dell'Oceano Atlantico, che ha evidenziato un nuovo limite di placca crostale, una porzione del confine tra Africa ed Eurasia che ancora non conoscevamo. Ad attirare la nostra attenzione durante la campagna batimetrica e' stata una serie di collinette allineate, al di sotto della quale abbiamo scoperto una sequenza di fratture che compongono un sistema di faglie largo cinque chilometri e lungo piu' di seicento, pari alla meta' della lunghezza della faglia di San Andreas''.
Una scoperta di vasta portata, dunque, dalle notevoli implicazioni pratiche. ''L'identificazione di questi limiti - ha precisato il ricercatore dell'Ismar-Cnr - e' di cruciale importanza, dato che la maggior parte delle sorgenti di terremoto e' localizzata proprio lungo questi confini. Un limite tra due placche e' una banda, piu' o meno larga, composta da una quantita' di fratture. In molti casi, queste strisce non sono immediatamente visibili, ma coperte da masse di sedimenti o di rocce, oppure nascoste in mezzo ad altre faglie, non sempre ad essa collegate: trovarle richiede esperienza ed equipaggiamenti appropriati''.
Grazie a questa scoperta, ora sara' possibile posizionare in fondo all'Oceano Atlantico, in modo ancora piu' preciso, uno tsunamometro ad alta tecnologia made in Italy (sviluppato da Cnr, Ingv e Tecnomare del gruppo Eni), in grado di rilevare istantaneamente l'insorgere di un maremoto e di allertare le persone che si trovassero in prossimita' della costa o sulle spiagge. ''L'imperativo - ha concluso Zitellini - e' sempre investigare e pianificare, vale a dire continuare con la ricerca e, di conseguenza, costruire edifici ad hoc, come gia' si fa in California, mettendo in sicurezza quelli vecchi. E naturalmente, in zone sismiche, non edificare mai a ridosso di spiagge''.

 












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