Depressione: funziona la stimolazione cerebrale profonda E-mail
La stimolazione cerebrale profonda (Dbs) e' sicura ed efficace come terapia per tutti quei soggetti che soffrono di depressione 'resistente ai farmaci'. A sostenerlo e' stato un gruppo di ricercatori della University of Toronto e della Emory University School of Medicine in uno studio pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry.
La Dbs, approvata dalla Food and Drug Administration nel 2005, e' un trattamento che prevede l'utilizzo di elettrodi impiantati che fanno fluire una continua ma impercettibile scossa al cervello favorendo una maggiore concentrazione dei neurotrasmettitori deficitari. In Italia tale metodologia non e' attualmente in uso per la depressione, se non per alcuni casi specifici sperimentali, mentre e' usata per curare alcuni casi di 'parkinsonismo' e cefalea a grappolo. Tuttavia in casi del tutto speciali ai depressi 'non responder' viene praticata la stimolazione chirurgica del nervo vago, attraverso cui passano i neurotrasmettitori la cui deficienza porta a disturbo depressivo.
Dai risultati dello studio e' emerso che i pazienti che vengono sottoposti a questo trattamento migliorano gia' dopo un mese.
Helen S. Mayberg, coordinatrice dello studio, e' impegnata da quasi vent'anni nello studio del cervello. La ricercatrice ha utilizzato tecnologie di imaging cerebrale per studiare piu' a fondo le anomalie funzionali nel cervello dei pazienti affetti da depressione. Il suo scopo e' quello di individuare i meccanismi dei vari trattamenti anti-depressivi, in modo da mettere a punto una terapia efficae.
Per arrivare a questi ultimi risultati, Nayberg e i suoi colleghi hanno sottoposto 20 pazienti alla Dbs. Dai risultati e' emerso che, su 20 pazienti sottoposti alla Dbs, 12 sono migliorati sognificativamente. In pratica, i ricercatori hanno registrato un calo significativo dei sintomi depressivi in soli sei mesi. Di questi 12, sette sono riusciti a migliorare piu' di tutti.
L'efficacia del trattamento sembra poi esser durata per tutti i 12 mesi in cui e' stato somministrato.
 












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