Vogliono togliere il monitoraggio dei terremoti all'Ingv
Scritto da Sonia Topazio ufficio stampa INGV   
Mercoledì 25 Novembre 2009 14:43

Un decreto legge, non ancora approvato, trasferirebbe alla Protezione Civile l’attività di monitoraggio dei terremoti, le funzioni di sorveglianza sismica del territorio nazionale e di coordinamento delle reti sismiche, fino a oggi di competenza dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). La denuncia arriva direttamente dall'Ingv con una nota.
"Storicamente  - si legge - l’INGV è stato organizzato in modo tale che la ricerca scientifica fosse alimentata dai dati di monitoraggio dei terremoti, delle eruzioni vulcaniche e dei fenomeni collegati, come avviene in tutto il mondo. Non può esistere progresso  nell’ area scientifica e in campo sismologico se quotidianamente non si tengono  sotto controllo e si studiano i movimenti della terra, piccoli e grandi. Questo  principio fu ben chiaro fin dalla fondazione dell’Ente nel 1936 voluta da Marconi, fu ribadito da Zamberletti dopo la tragedia nel 1980, e confermato alla nascita dell’INGV nel 2000".
Basandosi su questo principio, l’INGV è divenuto uno dei maggiori istituti di ricerca in campo internazionale.

Il connubio tra ricerca scientifica e monitoraggio è una condizione irrinunciabile per lo sviluppo efficace dei sistemi di rilevazione dei fenomeni fisici (terremoti per esempio) e per l’avanzamento della conoscenza sui processi che avvengono all’interno della Terra. Una rete di osservazione (es. sismica, geodetica, …) ha bisogno di essere continuamente controllata e migliorata, così come i dati prodotti devono essere continuamente validati ed utilizzati dai ricercatori. Senza questo continuo feed-back non può esserci progresso scientifico né affidabilità del sistema stesso di rilevamento.
"Questo - spiega il comunicato - vale per i terremoti ma è valido per qualunque laboratorio di ricerca: la rete sismologica nazionale, le reti regionali e locali che l’INGV per statuto deve coordinare e armonizzare, non sono altro che degli enormi laboratori naturali, che in pochi anni ci hanno permesso di capire moltissimo su cosa accade sotto i nostri piedi, e che potranno in futuro portarci a capire ancora di più il fenomeno del terremoto e a fare previsioni quantitative sugli eventi sismici. Separare i ricercatori che usano i dati delle reti per studiare i terremoti e l’interno della Terra (guidandone lo sviluppo tecnologico, controllando la qualità dei dati, sviluppando nuovi algoritmi)  dalle reti stesse (e dai tecnologi e tecnici che le realizzano, le fanno funzionare, le migliorano) sarebbe come separare un chirurgo dai bisturi, un pilota dai meccanici, un avvocato dal Codice Civile.
I ricercatori dell’INGV sottolineano che la realtà italiana nelle scienze della Terra viene spesso presa a modello in paesi stranieri proprio perché l'Istituto, coagulando diverse tematiche all’interno di una singola istituzione, evita da un lato la dispersione di risorse economiche ed intellettuali, e dall’altro ne favorisce la sinergia".
 












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