Oltre 700.000 edifici a rischio: la Mappa della fragilità italiana
Scritto da Emanuele Perugini   
Venerdì 10 Aprile 2009 18:29
Più di 700.000 edifici rischiano di crollare o di diventare inagibili in Italia a causa di un terremoto. Tra questi c’è di tutto, dagli ospedali, come il San Salvatore de L’Aquila, alle semplici abitazioni civili, passando per le scuole come quella di San Giuliano in Molise, fino alle caserme e Prefetture.
La stima è della Protezione Civile che ha messo insieme un gruppo di ricercatori di diverse università ed enti di ricerca italiani coordinati da Mauro Dolce de La Sapienza di Roma, proprio per capire nel dettaglio quali sono le aree a maggior rischio dove poter concentrare l’attenzione e gli interventi necessari alla prevenzione. Il risultato di questo sforzo, partito proprio all’indomani del terremoto che nel novembre del 2002 ha ucciso 27 bambini nella scuola di San Giuliano, sono due mappe – di cui L’espresso è entrato in possesso - che mostrano in dettaglio comune per comune tutta la fragilità del nostro paese.
Per capire davvero come stanno le cose i ricercatori hanno incrociato tra loro diversi dati: il numero di edifici presenti sul territorio, il rischio sismico(aggiornato) di ciascun comune, l’età degli edifici e la popolazione residente. Incrociando tra loro queste informazioni è stato possibile tirar fuori le due mappe. La prima che mostra il numero di edifici a rischio – con una probabilità del dieci per cento – di collasso nei prossimi cinquanta anni per ogni singolo comune. La seconda evidenzia invece il rischio di “vulnerabilità”, che è l’indice che esprime il rischio di crollo di un edificio a terremoti di diversa intensità”, spiega Francesco Cacace, ricercatore del Centro di Competenza Nazionale per la Protezione Civile PLINIVS dell’Università di Napoli “Federico II”, diretto da Giulio Zuccaro. “L’indice – spiega ancora Cacace – varia da zero a cinque. Zero significa che nessun edificio è a rischio di crollo, mentre 5 vuol dire che sono a rischio tutti gli edifici di un determinato territorio”. L’aerea di Roma ha un rischio compreso tra 1,31 e 1,45 come pure Milano, Torino, Bologna e le altre grandi città italiane. Mentre Napoli ha un indice sensibilmente più alto: compreso tra 1,46 e 1,55. Per dare un riferimento chiaro a tutti sul senso di questo indice basta pensare che quello assegnato al comune dee L’Aquila non è tra i più alti, ed è compreso tra 1,61 e 1,81. C’è insomma chi sta peggio, e sulla cartina è ben marcato in rosso, sono molti comuni della fascia appenninica e alpina del Piemonte, oltre che della Toscana, dell’Abruzzo, della Campania della Basilicata e della Sicilia centrale.
Diverso poi il discorso per quanto riguarda gli edifici a rischio collasso. Le aree più calde quelle delle grandi città come Roma e Napoli che mostrano un numero di “collassi attesi molto elevato, compresi tra i 201 e i 750 eventi”. Il resto del territorio nazionale non è da meno. Lo stesso vale per Milano, Lucca, Genova, e molti altri comuni e capoluoghi sparsi tra tutta la dorsale Appenninica e la Sicilia Orientale. Anche in questo caso gli unici ad essere fuori da ogni rischio sono i comuni della Sardegna.
La regione più a rischio è la Sicilia, con oltre 19.000 edifici a rischio, seguita dalla Lombardia a quota 16.000 e poi in ordine Campania, Calabria. Toscana e Lazio. In tutta Italia sono a rischio collasso 174.260 edifici e altri 532.472 rischiano di essere inagibili.
“Il grande problema da affrontare in Italia – spiega Giulo Zuccaro, direttore del centro Plinvs dell’Università Federico II che ha lavorato alla realizazione delle mappe - è la considerevole vulnerabilità degli edifici esistenti che ovviamente sfugge alla nuova classificazione sismica ed  alle nuove norme. Occorre investire ingenti risorse almeno per quanto riguarda gli edifici pubblico strategici necessari in emergenza ed incentivare, con  sussidi o sgravi fiscali, i privati ad intervenire con opere di miglioramento o adeguamento antisismico  in caso di ristrutturazione delle proprie abitazioni”.
 












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