Depressione: è legata a peso placenta e dimensioni alla nascita E-mail
Scritto da Franca Bonifazi   
Giovedì 24 Febbraio 2011 12:46

Le dimensioni alla nascita e il peso della placenta potrebbero contenere indizi sul modo in cui la parte destra e la parte sinistra del cervello funzionano una in relazione con l'altra nel corso della vita. Lo ha scoperto uno studio presentato sulla rivista Plos One.
Il team dell'Universita' di Southampton ha analizzato le risposte neurologiche di 140 bambini a riposo e come reagiscono a una maggiore attivita' cerebrale. Ai bambini, di 8 o 9 anni, e' stato chiesto di impegnarsi in attivita' divertenti e creative che avevano anche un elemento di difficolta' - come inventare una storia e interpretarla davanti a una videocamera. Monitorando le fluttuazioni della temperatura della membrana del timpano nelle orecchie dei bambini, i ricercatori sono stati in grado di analizzare il flusso sanguigno in diverse parti del cervello e di rilevare le differenze nell'attivita' dei due lati. I risultati, riferisce il team, suggeriscono in particolare ''che lo stress svela differenze inerenti alla lateralita' cerebrale''. Mettendo in correlazione i risultati con il peso alla nascita e il peso della placenta dei bambini, registrati nel contesto di uno studio precedente, i ricercatori hanno osservato che i bambini nati piccoli, con una placenta relativamente grande, tendevano a mostrare maggiore attivita' nel lato destro del cervello rispetto a quello sinistro. Come spiega il team, questa specifica tendenza dell'attivita' cerebrale e' stata legata a disturbi dell'umore come la depressione. ''Il modo in cui cresciamo prima della nascita è influenzato da molte cose come quello che le nostre madri mangiano durante la gravidanza e la quantita' di stress cui sono sottoposte. Questo puo' avere implicazioni a lungo temine per la nostra salute mentale e fisica nel corso della vita - ha commentato Alexander Jones, uno degli autori - e' la prima volta che siamo riusciti a collegare la crescita prima della nascita all'attivita' cerebrale molti anni dopo, speriamo che questa ricerca possa cominciare a fare nuova luce sul perché alcune persone siano più inclini a malattie come la depressione''.

 












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