Precari e geni della ricerca italiana scoprono proteina che blocca il cancro E-mail
Scritto da Emanuele Perugini   
Lunedì 01 Dicembre 2008 13:41

Con appena mille euro al mese sono riusciti ad aprire una nuova autostrada per la lotta contro il cancro. E’ successo a Roma, all’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari (Ibpm) del Consiglio Nazionale delle Ricerche dove un gruppo di scienziati composto da un ricercatore, Sergio Nasi due precari, Mauro Savino e Daniela Annibali e un cervello in fuga, Laura Soucek, è riuscita a fare quello che nessuno, nel campo della lotta contro i tumori è stato in grado di fare: annichilire il cancro, senza danneggiare gli altri tessuti sani. Occorre dirlo con chiarezza: i ricercatori italiani non hanno trovato una molecola miracolosa che da domani troverete in farmacia. Ma certo hanno individuato un meccanismo biologico determinate per la crescita dei tumori che può essere usato con efficacia straordinaria anche contro di essi.

Si tratta di un sentiero mai battuto prima che ora altri ricercatori in tutto il mondo potranno approfondire e studiare. Non è un caso che questa scoperta abbia trovato spazio sulle pagine della più prestigiosa rivista scientifica mondiale: Nature.
I ricercatori italiani – insieme a quelli dell’Università di San Francisco guidati da Gerard Evan che hanno collaborato con loro - hanno letteralmente sovvertito buona parte delle conoscenze acquisite in materia di tumori. Si sono concentrati su un particolare processo molecolare già conosciuto e, hanno dimostrato che questo meccanismo può essere bloccato e che il suo blocco non ha effetti dannosi per la salute umana. Tutto passa attraverso una speciale proteina che si chiama Myc. “Questa proteina è protagonista nello sviluppo della gran maggioranza dei tumori nell’uomo ma è stata sempre trascurata come bersaglio terapeutico, per due motivi” spiega Sergio Nasi dell’Ibpm del CNR. “Myc è una sorta di direttore d’orchestra della crescita dei tessuti, anche di quelli sani, e si pensava che la sua inibizione avesse effetti devastanti sull’organismo, uccidendo anche le cellule normali. Inoltre non c’erano prove che colpire Myc, cosa tutt'altro che facile, fosse efficace contro il cancro”. Nonostante tutto i ricercatori hanno voluto vederci chiaro in questo processo e hanno cominciato a fare i loro esperimenti, prima su semplici cellule e poi sui topi.
“Myc funziona così: prima si associa ad un’altra proteina chiamata Max, e poi il complesso Myc/Max interagisce con altre molecole sul DNA e regola l’attività di moltissimi geni”. Per ostacolare l’associazione di Myc con Max, i ricercatori del CNR hanno preso una porzione di Myc, l’hanno modificata sostituendo quattro amino acidi in punti critici della proteina, ed hanno così ottenuto un potentissimo inibitore di Myc: Omomyc. “Omomyc ostacola l’associazione di Myc con Max e ne ridirige l’attività, trasformando Myc da molecola che provoca il cancro in una che lo sopprime”. Successivamente i ricercatori hanno creato un sistema che ha permesso di accendere e spegnere a piacimento la produzione Omomyc, sia in topi da laboratorio sani sia in topi ammalati di cancro al polmone per effetto di alterazioni geniche. Il risultato è stato davvero sorprendente: “In presenza della nostra proteina – ha spiegato Nasi - non solo non si sviluppa più il cancro al polmone ma addirittura, se si accende questa proteina in topi che avevano precedentemente sviluppato la malattia, anche in stadi molto avanzati, i tumori regrediscono rapidamente fino a scomparire”.
Il prossimo passo della ricerca sarà ora quello di capire come riuscire a sviluppare un potenziale farmaco e verificare la sua efficacia.

 












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