Che cosa ha l'occhio di Gattuso? E-mail
Scritto da Valentina Arcovio   
Martedì 25 Ottobre 2011 15:43

Tecnicamente si definisce “ paralisi del sesto nervo cranico”. In parole povere è una debolezza del nervo deputato alla stimolazione del muscolo che ruota l’occhio in fuori. Per Rino Gattuso si traduce in una brutta gatta da pelare che, non solo lo terrà per un po’ lontano dal campo di calcio, ma creerà difficoltà anche nelle più semplici azioni della vita quotidiana, come scrivere un sms o guardare la tv.

“Il sesto nervo cranico –
spiega Anna Dickmann, docente aggregato di Oftamologia e responsabile dell’ambulatorio di oculistica specializzato in  strabismo presso l’Istituto di Oftamologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma – innerva il muscolo retto laterale . La sua paralisi porta allo strabismo”. Questo giustifica la diplopia, il vederci doppio, e la percezione di immagini confuse.

“Il sintomo più evidente –
riferisce Dickmann – è l’ occhio storto. Quello più fastidioso è sicuramente la diplopia: per il paziente è difficile riuscire ad avere immagine unitarie e quindi a orientarsi bene tra gli oggetti”. Lo stesso Gattuso ha lamentato difficoltà a scrivere al computer o a svolgere tranquille attività quotidiane. “E’ brutto – racconta ai giornalisti - non riuscire a scrivere la lettera che hai in mente perché sbagli a toccare tasto. Oppure provare a guardare la televisione, e la vedi in un posto diverso da dove sta”.

Sentirsi confusi per colpa di questo problema è normale. “In alcuni casi – continua Dickmann – si soffre anche di torcicollo per via dello sforzo, anche involontario, di assumere certe posizioni per permettere agli occhi di allinerasi e vedere un po’ meglio”.

Si tratta di una patologia curabile quasi nella stragrande maggioranza dei casi. “Può addirittura migliorare da solo”, aggiunge l’esperta. Da qui l’impossibilità di procedere velocemente per via chirurgica. “Prima di arrivare sul tavolo operatorio – precisa Dickmann – devono passare dai 6 agli 8 mesi. Si deve infatti aspettare che il quadro si stabilizzi e verificare che il nervo non abbia recuperato da solo”. Se invece la causa è un’ infiammazione si può ricorrere ai farmaci. “In questi casi è prevista una terapia medica ad hoc ”, dice l’esperta.

C’è però un metodo che può accorciare i tempi e che sembra già aver migliorato la situazione del calciatore milanista che ora ci vede doppio, ma prima “ vedevo triplo”, come ha raccontato. L’opzione di cui stiano parlando sono delle iniezioni di botulino. “ Praticamente la tossina – spiega Dickmann – viene iniettata nel muscolo retto mediale, l’antagonista del muscolo paralizzato, per cercare di riequilibrare la situazione”. Si tratta di un po’ di terapia che si può somministrare in tempi precoci, ma che non rappresenta una cura definitiva.

“Più che altro –
aggiunge l’esperta – allevia i sintomi e nell’ipotesi migliore può favorire la guarigione spontanea”. Mentre infatti la tossina tampona i problemi, l’occhio ha il tempo di recuperare da solo.

“Gli effetti della tossina – dice Dickmann- non durano molto, precisamente all’incirca 2 mesi. Poi però si può passare a un’iniezione successiva”.

Altra opzione per alleviare i sintomi è l’utilizzo di lenti prismatiche. Non è ottimale per chi deve giocare a calcio, ma sicuramenet può essere d’aiuto nella vita di tutti i giorni. “Queste lenti – dice Dickmann – si possono utilizzare entro certo valori, cioè se lo strabismo è poco. Hanno infatti la capacità di spostare l’immagine e aiutare il paziente a vedere meglio”

Il problema più grosso di Ringhio è sicuramente quello di capire le cause che hanno portato l’occhio ad ammalarsi. “Le cause possono essere tante”, riferisce l’esperta. “ Si va sa quelle vascolari – aggiunge – al diabete, a un’infiammazione o alla sclerosi multipla”. Certo, non si può escludere che lo scontro con Nesta abbia accelerato i tempi. “Paralisi traumatiche – dice Dickmann – sono possibili, così come è possibile che uno scontro possa aver slatentizzato una patologia preesistente”.

Sarà solo il tempo a dirci se Gattuso potrà tornare a ringhiare sul campo. “Adesso il calciatore – assicura l’esperta – è in ottime mani. Se alla fine si opterà per l’intervento chirurgico bisognerà stare attenti alle infezioni del post-operatorio: sono poco comuni, ma considerata la sua attività lavorativa, non sono da escludere”.
 












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