CNR: per gli over 70 solo terapie mirate E-mail
Scritto da Consiglio Nazionale delle Ricerche   
Giovedì 05 Maggio 2011 13:03

E' necessario predisporre terapie mirate rivolte ale persone che hanno un'eta' superiore ai 70 anni, quelle che generalmente assumano piu' farmaci. E' questo in estrema sintesi quanto raccomandato da Francesco Clementi, coordinatore dell'Unità di farmacologia cellulare e molecolare dell'Istituto di neuroscienze (In) del Consiglio nazionale delle ricerche e docente di Farmacologia dell'universita' di Milano, sul notiziario Almanacco della Scienza.
Gli anziani assumono dai 9 ai 13 farmaci diversi l'anno, con una media di 6 al giorno se seguiti ambulatorialmente e piu' di 7 se ricoverati in case di cura, oltre alle 2-4 medicine da banco, quali lassativi, antiinfiammatori e preparati di origine vegetale. Sono loro la maggior categoria di consumatori di farmaci dei paesi sviluppati.
''Piu' di un terzo delle prescrizioni mediche e' rivolta agli over 70'', ha spiegato Clementi. ''Una sorta di 'polifarmacia' - ha aggiunto - che nasce dalla necessita' di far fronte a piu' malattie croniche, presenti contemporaneamente e spesso sovrapposte a quelle acute che compaiono saltuariamente, innescando così una serie di effetti indesiderati a volte anche tossici, come una cascata farmacologica''.
A soffrire di effetti collaterali sono circa il 6 per cento dei pazienti anziani, ma la percentuale aumenta fino al 20 per cento con l'eta' e con il numero di farmaci assunti (piu' di 5-6 al giorno).
Altro problema della politerapia e' la minore aderenza del paziente al piano terapeutico e una non corretta assunzione di medicine, con conseguenti insuccessi terapeutici. Inoltre, bisogna tener presente che l'anziano, anche non malato, presenta  caratteristiche fisiologiche diverse da quelle di un giovane che possono complicare gli effetti farmacologici sull'organismo.
''Queste differenze - ha precisato Clementi - possono essere farmacocinetiche, che riguardano cioe' la vita del farmaco nell'organismo, e farmacodinamiche, ossia relative alla risposta dell'organismo stesso al medicinale. Mentre l'assorbimento non risulta variato"''.
L'organismo dell'anziano, rispetto all'adulto, e' infatti piu' ricco di grasso (+35 per cento), ha meno acqua (-17 per cento), una gittata cardiaca minore (-35 per cento), un indice cardiaco ridotto (-40 per cento), una distribuzione tissutale che puo' variare a seconda dello stato vascolare e meno proteine plasmatiche (-10 per cento) che legano i farmaci. Questo significa che le medicine si distribuiscono diversamente nell'organismo e possono avere una vita media, tempi e concentrazioni diverse.
Oltre a cio' non bisogna dimenticare, ''la ridotta capacita' metabolica degli anziani che puo' influire sul tempo di permanenza dei farmaci nell'organismo'', ha aggiunto Clementi. ''Infine, questi pazienti hanno una ridotta funzionalita' renale - ha proseguito - che diminuisce man mano che aumenta l'eta'. E dato che la maggioranza dei farmaci ha un'escrezione per via renale, l'anziano presenta maggiori difficolta' nella loro eliminazione, con conseguente  maggiore permanenza nell'organismo e piu' alte concentrazioni''.
''Ma gli anziani - ha sottolineato il ricercatore dell'In-Cnr - hanno anche un'omeostasi cerebrale (rapporto tra sistema inibitore ed eccitatore variato, perdita di neuroni) piu' labile e i farmaci depressori del sistema nervoso centrale (benzodiazepine, barbiturici, oppiacei, ecc.) presentano, a parita' di dosi e di concentrazioni plasmatiche, un aumento dell'attivita'. E lo stesso vale per il sistema cardiovascolare, molto meno plastico, per cui i farmaci cardiovascolari, possono avere effetti diversi rispetto all'adulto o addirittura tossici''.
L'attuale sperimentazione clinica dei farmaci per gli anziani si sviluppa secondo due diverse strategie. Nelle patologie comuni agli adulti e agli anziani, i protocolli clinici sperimentali  si svolgono su pazienti che in genere coprono tutta la durata della vita, tenendo conto dei parametri farmacocinetici e genetici che possono influenzare la risposta soprattutto nell'anziano. Nelle patologie frequenti nell'anziano, come il Parkinson o l'Alzheimer, la sperimentazione clinica si svolge su pazienti ultrasettantenni con un gruppo di controllo di età confrontabile.
''Il medico - ha concluso Clementi - nell'affrontare una terapia rivolta agli anziani deve prendere in considerazione tutti questi aspetti e monitorare costantemente non solo l'effetto della terapia sui sintomi patologici ma anche sui parametri vitali, controllando la concentrazione plasmatica dei farmaci potenzialmente tossici. Deve quindi essere molto attento e pronto a sospendere un farmaco se questo non ha effetti curativi o se ne ha solo placebo''.

 












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