Serve una colletta per sviluppare il nuovo farmaco italiano contro l'Aids
Scritto da Emanuele Perugini   
Martedì 18 Novembre 2008 11:54

Scoprono una potenziale cura per l’Aids, ma poi non hanno le risorse per arrivare a sviluppare un farmaco. In qualsiasi altro paese, dopo un annuncio come quello che è stato fatto dai ricercatori dell’Università di Siena e da quelli dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia (Igm-Cnr),  alla fine del mese scorso, ci sarebbe stata una vera e propria gara tra imprenditori, politici, rappresentanti delle istituzioni, per sostenere uno sviluppo così promettente. Dopo tutto non capita tutti i giorni di sentire annunci di questo tipo.

Certo la strada è lunga, e chissà se poi alla fine arriverà il farmaco tanto atteso. In America i capitalisti in cerca di investimenti avrebbero lo stesso fatto la fila alla porta del professor Maurizio Botta, direttore del dipartimento di farmacologia dell’università di Siena, per sviluppare il suo programma di ricerca. “Non siamo negli Stati Uniti però – spiega Botta – e per trovare i fondi che ci servono per sviluppare una molecola da portare in fase di sperimentazione preclinica, dobbiamo attingere alle nostre stesse, scarse, risorse”.

Di quanto avete bisogno per trasformare la vostra scoperta in un vero e proprio farmaco sperimentale?
“In realtà non servono neanche tanti soldi. Più o meno centomila euro sarebbero già sufficienti a mettere insieme le risorse umane necessarie. Ma non è così facile raccogliere questi fondi. E inoltre bisogna anche trovarli in fretta se vogliamo arrivare per primi al traguardo”.

Quali sono le prospettive reali della vostra ricerca?
“Se riusciamo a trovare i fondi per proseguire su questa strada, entro un anno dovremmo arrivare alla messa a punto di un vero e proprio farmaco sperimentale da avviare alla fase sperimentale. A quel punto però avremo bisogno di altri fondi”.

Cosa farete allora?
“Ne abbiamo discusso a lungo insieme ai colleghi del Cnr e al rettore, Silvano Focardi. L’idea è quella di creare una società che raccolga i fondi e ci permetta di sviluppare in tutta tranquillità le nostre ricerche. Una volta poi ottenuti i brevetti la nostra intenzione è di metterli a disposizione di quei paesi dove l’Aids è una vera e propria emergenza sanitaria e cioè l’Africa. Il nostro obiettivo è quello di curare le persone, soprattutto quelle più povere che non possono permettersi farmaci costosi”.

 












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