Terremoto: Cnr, limitati i casi di imperizia per i danni agli edifici
Scritto da Consiglio Nazionale delle Ricerche   
Mercoledì 06 Maggio 2009 17:15

A un mese di distanza dalla terribile scossa del 6 aprile, prosegue a ritmo serrato il delicato lavoro di ricognizione dei danni materiali. ''I sopralluoghi su edifici e caseggiati sono stati finora piu' di 20 mila'', ha dichiarato Antonio Martinelli, dell'Istituto di tecnologie della costruzione (Itc) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) dell'Aquila, impegnato nell'attivita' sotto la guida del Dipartimento nazionale di protezione civile e al fianco dei tecnici volontari provenienti da tutta Italia. ''Il 52 per cento degli immobili controllati sono risultati agibili e un 20 per cento circa potranno esserlo con limitati interventi di ripristino e/o messa in sicurezza; mentre sono intorno al 28 per cento quelli da dichiarare inagibili per danni di varia severita', esclusa la cosiddetta zona rossa, il centro storico''.
''Gran parte dei danni gravi e dei crolli sono da attribuire alle costruzioni in muratura di cattiva qualita' risalenti a epoche passate, a volte ristrutturate, e che hanno risentito di scosse particolarmente forti'', ha spiegato Martinelli. ''I danni nel centro storico sono diffusi e concentrati in alcune zone, i crolli spesso risultano riconducibili agli effetti del forte scuotimento sulle coperture lignee e sulle strutture voltate, i lesionamenti gravi si riscontrano spesso in presenza di murature disomogenee, frequenti in una citta' antica come L'Aquila, dove edifici apparentemente unitari risultano da aggregazioni e ricomposizioni di varie epoche, operate anche riutilizzando materiali di risulta''.
Alla particolare enfasi sulla supposta mancanza di rispetto delle norme antisismiche, si deve contrapporre una considerazione, spesso trascurata. ''Oltre il 60 per cento del costruito italiano, come i grandi e piccoli centri storici - ha proseguito il ricercatore - risale a tempi molto precedenti le prime disposizioni antisismiche degli anni '20, emanate dopo il terremoto di Messina (1908) e Avezzano (1915). Bisogna ricordare, inoltre, che il primo testo organico di normativa antisismica nazionale e' stato approvato poco piu' di 30 anni fa, nel 1974''.
Per gli edifici in cemento armato, ''gran parte di questi, realizzati dal dopoguerra fino agli anni '60, presentano caratteristiche costruttive carenti rispetto ai livelli di sicurezza sismica richiesti attualmente, soprattutto a causa di ritardi e deficienze nella pratica progettuale-costruttiva'', ha sostenuto Martinelli. ''Riguardo agli edifici piu' recenti, e' piu' probabile siano riscontrabili estremi di imperizia nei dettagli costruttivi, ad esempio la non corretta disposizione delle staffe in prossimita' dei nodi trave-pilastro, l'inserimento di tamponature rigide e con finestre a 'nastro', le dimensioni ridotte delle sezioni dei pilastri. Aspetti spesso significativamente influenti sul comportamento sismico della costruzione''.
'Certamente la sicurezza - ha concluso Martinelli - e' soprattutto un fatto di conoscenza, consapevolezza e regole: un'acquisizione culturale che deve essere coltivata e accresciuta nel tempo''. Il terremoto e' intervenuto drammaticamente a ricordarcelo.

 












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