Cina, Meloni e alberi per fermare la sabbia E-mail
Scritto da Consiglio Nazionale delle Ricerche   
Giovedì 03 Dicembre 2009 17:27

Un'emergenza ambientale sconvolge la Cina. L'avanzare del deserto. Il persistere della siccita', l'aumento di terre poste a coltivazione, l'uso indiscriminato delle acque sotterranee e il disboscamento sconsiderato, minacciano sempre di piu' l'uso agricolo del territorio, il cui 20 per cento circa e' gia' ricoperto da sabbia. E ultimamente il quadro e' in peggioramento.
E' quanto emerso da recenti studi sulla lotta alla desertificazione e utilizzo sostenibile delle risorse idriche nel nord-ovest della Cina, realizzati grazie alla collaborazione scientifica bilaterale, in corso dal 2005, tra l'Istituto dei sistemi agricoli e forestali del mediterraneo (Isafom) del Consiglio nazionale delle ricerche di Ercolano (Napoli) e l'Istituto cinese dell’Accademia delle scienze Cas-Careeri (Cold and Arid Regions Environmental and Engineering Research Institute).
Un progetto che intende salvaguardare e recuperare le zone desertificate nel nord ovest della Cina, con particolare interesse per le oasi antiche nel bacino del fiume Shiyang, e promuovere l'agricoltura sostenibile.
''L'area e' tra le piu' aride del mondo - ha spiegato Anna Tedeschi, dell'Isaform-Cnr e coordinatore italiano del progetto - essendo caratterizzata da piogge scarse e irregolari (circa 150 mm l’anno), alte temperature ed elevata evaporazione, con periodi prolungati di siccita'''. In tale situazione, ''l'immagazzinamento dell'acqua nel suolo e il ruscellamento dalle zone montuose sono talmente insufficienti - ha continuato Tedeschi - che nel Bacino di Minqin le acque non riescono a soddisfare i fabbisogni irrigui e idrici, provocando una riduzione delle oasi (passate dal 9 per cento della superficie totale dell'area nel 1980 al 5 per cento oggi, si stima si siano persi 2.520.000 ettari). Nel contempo, ''il rapido incremento e migrazione della popolazione, passata da 900.000 abitanti nel 1949 a 2.300.000 nel 2000, ha comportato la destinazione di nuove terre all'uso agricolo per soddisfare il fabbisogno alimentare''.
''Lo scenario - ha spiegato la ricercatrice - e' reso ancor piu' critico dall'irrigazione con metodi che richiedono grossi volumi d'acqua e hanno basso rendimento come quelli gravimetrici (sommersione e a solchi), che hanno creato un aumento della salinizzazione dell'acqua e del suolo, in una zona dove il 50 per cento della risorsa idrica usata annualmente è costituita da acqua sotterranea''.
Lo studio, ha evidenziato come ''l'uso prolungato delle acque saline produca un cambiamento delle proprietà fisiche del suolo per la presenza di sodio e calcio, favorendo processi erosivi e degrado ambientale''. Tra le tecniche messe in atto per aumentare l'efficienza d'uso della risorsa idrica, conclude Tedeschi: ''Il miglioramento delle tecniche irrigue in atto nel Bacino di Minqin, modificando l'attuale pratica di sommersione e scorrimento con volumi d'acqua piu' piccoli e a turni piu' brevi, e la scelta di varieta' che valorizzino meglio le caratteristiche climatiche dell'area in termini produttivi e qualitativi, come l'uso del melone, che all'aumentare della salinita' del terreno diventa piu' zuccherino. Infine, la proposta di impiantare colture arboree e/o arbustive, al fine di ridurre l'erosione eolica e l'avanzamento delle dune, e investire sempre piu' nel settore delle plastiche biodegradabili''.

 












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