Cnr: studio, ecco perchè la Calabria è "terra di uve" E-mail
Scritto da Consiglio nazionale delle ricerche   
Mercoledì 07 Ottobre 2009 13:55
Una penisola percorsa da una dorsale di monti con conche, pianure, valli, terrazzi, altopiani e coste frastagliate. Un ambiente particolarmente fertile, in grado di sviluppare e mantenere nel tempo una grande ricchezza di biodiversita'. E' per queste particolari caratteristiche morfo-geografiche che la Calabria e' considerata una 'terra di uve'. Almeno secondo uno studio realizzato dall'Istituto di virologia vegetale (Ivv) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in collaborazione con l'Istituto agrario di San Michele all'Adige (oggi fondazione Edmund Mach), Universita' mediterranea di Reggio Calabria e Azienda Fratelli Librandi di Ciro' Marina.
''Un viaggio nei vitigni della Calabria - ha spiegato Anna Schneider dell'Ivv-Cnr - per stabilire con certezza l'identita' delle coltivazioni, la corretta corrispondenza di queste al Registro nazionale delle varieta' e l'accertamento delle numerose sinonimie e omonimie presenti sul territorio''.
Il piu' 'mascherato' di tutti e' il Magliocco, cultivar piu' diffusa e storicamente presente nella regione, con una quindicina di differenti denominazioni come 'Arvino', 'Lacrima nera', 'Guarnaccia', 'Terravecchia', 'Merigallo', 'Maglioccuni', 'Marsigliana', 'Greco nero' e altre.
''Nelle diverse localita' - ha continuato Schneider - i viticoltori sono convinti di allevare varie tipologie di viti solo perche' presentano differenze di grappolo, piccolo e privo di ali oppure piu' allungato e con un’'ala ben sviluppata, senza sapere che la cultivar e' la stessa''.
Non ha varianti di denominazione, invece, il Gaglioppo, un vitigno intensamente coltivato, ma limitato a un'area geografica piu' ristretta.
Vi e' poi il Mantonico a uva bianca, una tra le colture piu' apprezzate sia per l'elevato valore enologico sia per la personalita'à che conferisce al vino, secco, dolce o sotto forma di spumante. Anche se il 'mantonacu viru', e' ben distinto dal Montonico bianco, tipico dell'Italia Centrale, ma presente anche al Sud.
''Per altre cultivar considerate tipiche del posto - ha proseguito la ricercatrice dell’'Ivv-Cnr - si e' scoperto che sono presenti anche in differenti realta' colturali.E' il caso della Malvasia bianca lunga o del Chianti, chiamata localmente 'Tundulillu', intensamente coltivata in Toscana, presente nella vicina Sicilia, ma diffusa anche in Liguria, Veneto, Puglia.
Il Sangiovese avrebbe, infine, ascendenti calabresi. E' un vitigno storicamente presente nei vecchi vigneti, definito di solito 'Nerello' o 'Negrello', ma non ancora riconosciuto come Sangiovese vero e proprio.
''“Il recupero e lo studio dei vitigni calabresi principali e minori - ha concluso Schneider - non solo libera il campo da possibili confusioni, ma riveste anche un rilevante interesse scientifico, aprendo la strada a ulteriori e affascinanti indagini''.
 












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